Page 34 - Legno 4.0 - Numero 2
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 tempo di quello che la macchina stessa richiede per eseguire il lavoro. Durante la formazione, poi, quando entriamo in contatto con i costruttori di macchine cerchiamo di persuaderli a renderle più user friendly.
l’italia può migliorarsi
La mia esperienza presso questo ateneo mi porta ad affermare che le università devono diventare delle aziende, e questo è ciò che sta avvenendo sempre di più in Germania e nel Regno Unito:
le loro università lavorano per l’industria e funzionano come tali, producendo valore economico oltre che formazione, contrariamente a quello che avviene in Italia dove spesso l’industria batte l’università proprio sulla ricerca. L’Italia sconta un sistema rigido, che produce meno laureati in tempi brevi e meno ricerca degli atenei del nord Europa. Le imprese hanno sete di istituzioni capaci di produrre elevata ricerca, tanto è vero che i nostri sponsor migliori sono aziende italiane, qui a Londra. Per contro, devo anche dire che le imprese in generale non investono abbastanza nella ricerca accademica. Insomma, non per evitare di scontentare qualcuno, ma in effetti la situazione italiana è un po’ la storia del cane che si morde la coda. Spezzare il circolo vizioso è diventata una priorità. Perché sono e resto a Londra? Perché qui posso fare ‘quello che voglio’, nel senso che posso dare risposta alle esigenze espresse dal mercato internazionale: nuovi architetti e designer che, accanto a quelli tradizionali, saranno il futuro nostro e delle nostre aziende.
   Pillola n. 1
Macchine ‘ready’ 4.0
Ma l’azienda non lo è. E non lo
è neppure il designer. Che fare? Formazione, non solo sgravi
fiscali sulle tecnologie. Occorre
che il governo forzi la mano sulle università, che devono produrre corsi sulla quarta rivoluzione industriale, su come applicarla. I giovani devono essere in grado di seguire ciò che il mercato sta chiedendo.
Pillola n. 2
Il nuovo paradigma 4.0
Appare come un’ottima opportunità per rilanciare il mercato, e in
effetti in seguito alle frequenti visite all’industria dei beni si scopre che
il parco macchine è da 20-25 anni che non viene aggiornato: ben venga quindi la spinta non solo e non tanto alla vendita di meccatronica ma di un dialogo fra industria, designer e costruttori di macchine automatiche.
Pillola n. 3
Oggi gli studenti sono sempre più propensi all’integrazione fra i dati e le macchine a controllo numerico, tuttavia in Italia si fa molta teoria e poca pratica, al contrario di quanto avviene nel Regno Unito.
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FORMAZIONE
www.legnoquattropuntozero.it
Nella foto da sinistra a destra, Andrea Aureli (CEO SCMGroup), Luciano Molinari (Ebanista), Federico Rossi (DARLAB LSBU), Luigi De Vito (Amministratore Delegato SCM Group).














































































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